C’è un luogo a Roma in cui, al posto del monumento o del rudere archeologico, troviamo soltanto un fossato oblungo, ricoperto da un prato verde, nel quale oggi i romani sono soliti fare footing o portarvi a spasso i cani: ebbene questo spazio vuoto non è altro che la forma, “il calco” di quello che fu un tempo il Circo Massimo. Il “miracolo” del Circo Massimo è di costituire anch’esso un’attrattiva turistica proprio in quanto Roma ne ha preservato lo spazio, l’area su cui sorgeva una delle più lunghe arene della sua storia. L'enorme forma ellittica del Circo Massimo si estende nella valle Murcia, tra il colle Palatino ed il colle Aventino. Fin dai primi secoli di Roma, la valle venne bonificata dalle originarie paludi e adibita ai giochi del circo, in particolare alle corse di cavalli.
Qui sarebbe avvenuto il celebre ratto delle Sabine ed ancora, in questo sito, il re etrusco Tarquinio Prisco organizzò i primi giochi dei Ludi Magni, dedicati a Giove Capitolino. Il Circo Massimo ha dimensioni colossali, 621 metri di lunghezza per 118 di larghezza e poteva contenere anche 250.000 spettatori. Augusto ne fece uno spettacolare centro d’attrazione inaugurandovi, con musica e spettacoli, le gare con le bighe e le quadrighe, le gare con gli elefanti, che comportavano peraltro un serio rischio anche per gli spettatori e diversivi, quali giochi a premi, grazie a cui il fortunato spettatore poteva vincere addirittura delle ville o una nave. Anche con questi espedienti si placavano i malcontenti popolari. Come accadeva allo spettatore del Colosseo, anche chi frequentava il Circo Massimo poteva assistere alle naumachie, ovvero a battaglie navali simulate che si svolgevano grazie ad un sistema di condutture che rendeva possibile il confluire dell’acqua del Tevere nell’arena. Il Circo fu abbellito da Augusto con l’obelisco di Ramses II, trafugato dall’Egitto, che oggi si può ammirare a Piazza del Popolo. Un altro obelisco e degli archi, dei delfini in pietra e altri ornamenti vennero allestiti lungo la cosiddetta “spina” centrale, intorno a cui le quadrighe dovevano compiere sette giri completi. Passeggiando nel verde alveo in cui sorgeva il Circo Massimo, si può ancora notare la forma della struttura originaria, a tre piani, di cui rimane soltanto qualche rovina. Ed è proprio su queste isolate rovine del Circo che sorge una torre medioevale del XII secolo, la Torre della Moletta. Roma continua a rivivere sulla forma e sulle rovine delle epoche precedenti, riadeguando il passato al presente, in continuazione.
La storia in dettaglio
Le prime installazioni in legno, probabilmente in gran parte mobili, risalirebbero all'epoca di Tarquinio Prisco, nella prima metà del VI secolo a.C. La costruzione di primi impianti stabili risalirebbe al 329 a.C., quando furono edificati i primi carceres. Le prime strutture in muratura, soprattutto legate alle attrezzature per le gare, si ebbero probabilmente solo nel II secolo a.C. e fu Gaio Giulio Cesare a costruire i primi sedili in muratura e a dare la forma definitiva all'edificio, a partire dal 46 a.C.
Il monumento venne restaurato dopo un incendio e probabilmente completato da Augusto, che per decorare la spina vi aggiunse (come testimoniato da una moneta di Caracalla) un obelisco dell'epoca di Ramses II portato dall'Egitto, l'obelisco flaminio, che nel XVI secolo fu spostato da papa Sisto V in piazza del Popolo. Nel 357 un secondo obelisco fu portato a Roma per volere dell'imperatore Costanzo II ed eretto dal praefectus urbi Memmio Vitrasio Orfito sulla spina; oggi si trova davanti San Giovanni in Laterano.
Altri restauri avvennero sotto gli imperatori Tiberio e Nerone e un arco venne eretto da Tito nell'81 al centro del lato corto curvilineo: si trattava di un passaggio monumentale integrato nelle strutture del circo.
Dopo un grave incendio sotto Domiziano, la ricostruzione, probabilmente già iniziata sotto questo imperatore, venne completata da Traiano nel 103: a quest'epoca risalgono la maggior parte dei resti giunti fino a noi. Sono ricordati ancora restauri sotto Antonino Pio, Caracalla e Costantino I. Il circo rimase in efficienza fino alle ultime gare organizzate da Totila nel 549.
Struttura ed utilizzi
Le dimensioni del circo erano eccezionali: lungo 621 m e largo 118 poteva ospitare circa 250.000 spettatori. La facciata esterna aveva tre ordini: solo quello inferiore, di altezza doppia, era ad arcate. La cavea poggiava su strutture in muratura, che ospitavano i passaggi e le scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe aperte verso l'esterno. L'arena era in origine circondata da un euripo (canale) largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere.
Sul lato sud si trova attualmente una torretta medioevale detta "della Moletta" appartenuta ai Frangipane. Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe (cocchi a quattro cavalli) che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era riccamente decorata da statue, edicole e tempietti e vi si trovavano sette uova e sette delfini da cui sgorgava l'acqua, utilizzati per contare i giri della corsa.
I dodici carceres, la struttura di partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il Tevere, disposti obliquamente per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di un meccanismo che ne permetteva l'apertura simultanea.
Usi medioevali e moderni del Circo
Nel Medioevo la zona circostante si andò man mano interrando e fu adibita a uso agricolo.
Nel Rinascimento sappiamo che l'area era ridotta a una palude, nella quale, nel 1587, furono scavati i due obelischi della spina da Domenico Fontana, per ordine di papa Sisto V. I lavori furono complessi e costosi a causa dell'acqua che sgorgava da ogni parte nella valle, rendendola adatta alla coltivazione e facilitando la nascita di orti, che infatti erano numerosi e contigui uno all'altro. Nella pianta di Roma dei Nolli del 1748 essi sono proprietà del Convento di Santa Maria in Cosmedin, di Sant'Eligio dei Ferrari, di San Silvestrino e dei Marchesi del Bufalo i cui orti erano confinanti, anzi quasi occupati dal Cimitero Israelitico, la cui storia è assai singolare.
Durante il lungo periodo della clausura degli Ebrei nel Ghetto di Roma era fatto divieto a essi di possedere beni immobili, un’eccezione era fatta solo per la Compagnia della Carità e della Morte, che doveva provvedere al seppellimento dei morti. Essa aveva alcuni terreni vicino alla Chiesa di San Francesco a Ripa a Trastevere, ma nel 1587 i lavori per le nuove mura di Porta Portese restrinsero di molto le loro proprietà, cosicché papa Innocenzo X, nel 1645, concesse alla Compagnia di acquistare altri terreni per il cimitero, che furono individuati nella zona del Circo Massimo, in una serie di vigne confinanti l'una con l'altra che arrivarono a raggiungere la marrana dell'acqua Crabra, nel lato lungo sud della valle. Il cimitero fu attivo fino al 1894, quando fu aperto il nuovo Cimitero Israelitico al Verano e da quel momento in poi vi furono soltanto tumulati defunti nelle tombe di famiglia.
Agli inizi del XX secolo l'area era ancora in gran parte agricola e occupata da diverse costruzioni "di utilità", sopra un considerevole rialzamento di circa 8 metri del terreno rispetto alla quota romana. L'assetto antico è oggi riconoscibile soltanto dalla persistenza di alcune botteghe artigiane (un fabbro, una bottega di tende da plein air, un'osteria diventata ristorante) alla fine di via dei Cerchi, sotto il Palatino. I lavori di liberazione si svolsero tra il 1911 e i successivi anni trenta.
Nel 1934 cominciò la costruzione della nuova via del Circo Massimo.
Durante i lavori per la costruzione della nuova strada, la valle del Circo Massimo venne liberata di tutti i capannoni e gli edifici industriali che l'avevano occupata e divenne il prato che vediamo tuttora, mentre la Torre dei Frangipane venne isolata e restaurata. Furono anche salvati i cipressi del Cimitero Ebraico che, trovandosi sul tracciato della nuova strada, avrebbero dovuto essere abbattuti e che invece furono spostati dal Muííoz nel nuovo piazzale Romolo e Remo e lungo i bordi della nuova strada, con un’ardita e riuscita operazione di trapianto, oggetto dell'interesse e della curiosità dei contemporanei soprattutto per il buffo aspetto degli alberi incappucciati con tela umida per ridurne la traspirazione.
Nel 1959 dovevano svolgersi qui le riprese in esterno della corsa delle bighe del film Ben Hur, ma alla fine la Sovrintendenza rifiutò l'autorizzazione al set, che fu costretto a spostarsi al Circo di Massenzio, sull'Appia Antica. Per la grande disponibilità di spazio aperto "non rovinabile" nel centro storico della città (il Circo Massimo è ancora dentro le Mura Aureliane ma al centro di una enorme area verde e archeologica attraversata da numerosi mezzi di trasporto pubblico), il Circo Massimo è scelto sempre più spesso come sede per grandi eventi di massa: concerti, spettacoli, giubilei, manifestazioni - trovano qui lo spazio ideale:
Fonti:
http://www.okpedia.it/roma-il-circo-massimo
http://it.wikipedia.org/wiki/Circo_Massimo
http://www.internetculturale.it