Il Foro Romano (Forum Romanum, sebbene i Romani si riferissero a esso più spesso come Forum Magnum o semplicemente Forum) è il nucleo della antica Roma, la sede della vita politica, giuridica e sociale. Si trova in via dei Fori imperiali, è situato nella valle compresa tra il Palatino e il Campidoglio. Molti sono i resti dell’epoca romanica che hanno grande rilevanza. Tra questi ricordiamo la basilica Emilia, il lastricato dell'antica strada detta Argiletum, la Curia, l’arco di Settimo Severio, i Rostri dove parlavano gli oratori, la colonna di Foca e il tempio di Vesta, il tempio di Antonino e Faustina e la basilica di Massenzio.

Il Foro Romano è considerato una delle maggiori attrazioni di Roma. Dopo il Colosseo è una seconda tappa d’obbligo per chi ama la storia e l’archeologia d’epoca romana: il Foro Romano. Situata di fronte al Colosseo, l’entrata del Foro, in salita, riserva la traversata di un’antica via romana, lastricata da pietre originarie. Si suppone che forum derivi originariamente da foras, fuori, in quanto il Foro era, al suo sorgere, al di fuori dell’area del colle Palatino.

All’ingresso dell’area archeologica si può notare l’Arco di Tito, che campeggia, col suo affaccio panoramico sotto l’arcata, su tutto il sito archeologico. Il centro nevralgico della vita quotidiana dell’antica Roma, il fulcro di tutti i “negozia” era proprio qui, nel Foro.

Le prime edificazioni, che risalgono al VI secolo a.C., erano i monumenti arcaici del Comizio, la sede politica più antica di Roma. L'ultimo monumento è quello invece conosciuto come la Colonna di Foca, edificata nel 608 d.C. per onorare l'imperatore Foca.

Il selciato dell'antica Via Sacra percorre l'intera valle del Foro ed è ancora chiaramente visibile. Questa strada, percorsa per secoli da processioni religiose e cortei trionfali, congiunge il colle del Campidoglio con il lontano Monte Albano, luogo sacro per le popolazioni latine. La valle del foro era, originariamente, esterna rispetto ai centri abitati sui colli e luogo di confine tra Rumni, ovvero i romani del Palatino, e Sabini (stanziati sul Quirinale). E proprio nella valle del Foro avvennero gli scontri sanguinosi tra Sabini e Romani, in particolare quelli seguiti al leggendario "ratto delle sabine". Con l'espansione dei Romani del Palatino, l'area divenne parte integrante della città, il cosiddetto “pomerio”e venne bonificata tramite un grande canale di scolo, la Cloaca Maxima, per poi essere destinato a riunioni e assemblee.

 ForoRomano Veduta Da Palatino

 

Sullo sfondo si trova la base del Tabularium ed i resti del Tempio di Saturno. Fin dai tempi antichi la valle del Foro fu luogo di incontro, o scontro a seconda delle circostanze, tra le comunità dei colli romani, uno spazio condiviso da dedicare al commercio, alla guerra ed alla sacralità, in una sola parola ai negotia. Il Foro era tuttavia anche luogo di elezioni politiche e censimenti nella cosiddetta zona del Comitium. Il periodo di maggiore splendore del Foro Romano fu quello della Repubblica, in cui le vie di questa vallata pullulavano di traffici e gente di tutti i ceti sociali e le razze. Si celebravano riti sacri, si profferivano annunci di transazioni pubbliche, si giocava a dadi sulle Tabulae lusorie e al Tempio delle Vestali si accedeva per ammirare, in giorni stabiliti, la fiamma eterna. A fine Repubblica, Silla faceva impalare la testa degli oppositori sul bordo di una fontana. Con l’Impero cambia anche la funzione del Foro: da politica, l’area diventa monumentale.

Le attività commerciali vennero trasferite su via dei Fori Imperiali. Si moltiplicarono all’interno del Foro statue, colonne e archi.

Con la decadenza dell'Impero Romano, il Foro perse il suo prestigio ed i monumenti, distrutti anche dalle numerose invasioni barbariche (specialmente nel 410, ad opera dei Goti, e del 455, ad opera dei Vandali) furono abbandonati al decadimento.

Ma a dispetto di quello che si possa pensare, non fu tanto il Medioevo a decretare il lento declino del Foro bensì l’epoca rinascimentale, a causa del saccheggiamento, ad opera della Chiesa, di tutti i resti archeologici, templi e colonne di pregio, che sarebbero serviti per la realizzazione di nuove strutture ecclesiastiche, di edifici abitati da papi e dagli aristocratici. Vennero distrutti quasi tutti gli archi trionfali e gettati nelle fornaci i marmi per trasformarli in calce.

Assumendo il nome di "Campo Vaccino", il Foro divenne un campo adibito ai pascoli o alle semine e si interrò man mano fino a scomparire quasi del tutto.

Soltanto all'inizio del XX secolo, il Foro fu oggetto di numerosi scavi di recupero che riportarono alla luce uno dei complessi archeologici più importanti della Roma dei re, di quella repubblicana e di quella imperiale.

 

 

Edifici e monumenti 

Il foro romano sulla sinistra, sullo sfondo il Colosseo, in basso l'isola Tiberina, da un diorama del museo della Civiltà Romana all'EUR.

L'Arco di Settimio Severo, eretto tra il 202 e il 203, fu dedicato dal senato all'imperatore Settimio Severo e ai suoi due figli, Caracalla e Geta per celebrare la vittoria sui Parti, ottenuta con due campagne militari concluse rispettivamente nel 195 e nel 197-198,  arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), sito a Roma, all'angolo nord-est del Foro Romano e sorge su uno zoccolo in travertino, in origine accessibile solo per mezzo di scale.

La Colonna di Foca,  che fu eretta davanti ai rostra e dedicata in onore dell'imperatore bizantino Foca il 1º agosto 608, fu l'ultimo monumento onorario nel Foro.

La colonna corinzia, scanalata, si erge, alta 13,6 metri, sul suo basamento cubico di marmo bianco e sembra che sia stata originariamente costruita intorno al II secolo. Il fondamento quadrato di mattoni non era originariamente visibile, non essendo stato il livello attuale del Foro scavato fino alla pavimentazione augustea fino al XIX secolo.

A sinistra dell'Entrata pubblica al Foro si trova la Basilica Emilia, basilica civile, edificata nel Foro Romano dell'antica Roma.

La basilica, sebbene pervenutaci solo in forma di rovine, è l'unica sopravvissuta dell'epoca repubblicana a Roma, essendo completamente scomparse la Basilica Porcia (la più antica), la Basilica Sempronia e la Basilica Opimia. Nonostante ciò l'aspetto odierno è influenzato dai numerosi restauri e rifacimenti di epoca imperiale.

Accanto a questa, sulla via Sacra, si trova la Curia del III secolo dove si riuniva il Senato, il piazzale veniva utilizzato per discorsi politici e comizi.

Opposta alla Curia si trova la Basilica Giuliadel I secolo e alla sua sinistra il Tempio dei Castori, dedicato ai Dioscuri Castore e Polluce, con tre bellissime colonne corinzie.

La costruzione rotonda è il Tempio di Vesta, piccolo tempio a tholos situato all'estremità orientale del Foro Romano a Roma, lungo la via Sacra accanto alla Regia ed alla Casa delle Vestali: insieme a quest'ultimo edificio costituiva un unico complesso religioso, con il nome di atrium Vestae, e nella retrostante casa delle Vestali risiedeva il collegio delle Vergini custodi del Sacro fuoco di Vesta.

Dall'altro lato del Foro ci sono le tre volte della Basilica di Massenzio e Costantino del IV secolo.

Alla sua sinistra il tempio di Romolo sempre del IV secolo, iniziato da Massenzio e ultimato da Costantino.

Vicino all'uscita è posizionato l'Arco di Tito un arco trionfale ad un solo fornice (ossia con una sola arcata). Capolavoro dell'arte romana, si tratta del monumento simbolo dell'epoca flavia, grazie alle sostanziali innovazioni sia in campo architettonico-strutturale, sia in campo artistico-scultoreo. L'' arco è stato eretto a memoria della guerra giudaica combattuta da Tito in Galilea. Nel 69, l'anno dei quattro imperatori, Vespasiano rientrò a Roma per reclamare il trono, lasciando Tito in Giudea a porre fine alla rivolta, cosa che Tito fece l’anno successivo: Gerusalemme fu saccheggiata, il Tempio distrutto, e gran parte della popolazione uccisa o costretta a fuggire dalla città. Al suo ritorno a Roma nel 71 fu accolto in trionfo.

 

Foro Romano da Palazzo Senatorio

 

Elenco degli edifici e dei monumenti tuttora visibili o scomparsi nel Foro romano (in senso orario attorno alla piazza e poi allontanandosi verso sud-est):

  • Tabularium
  • Basilica Emilia
  • Sacello di Venere Cloacina
  • Tempio di Giano
  • Basilica Porcia
  • Comizio
  • Rostri
  • Lapis Niger
  • Curia
    • Curia Hostilia
    • Curia Iulia
  • Basi di monumenti onorari nel Foro romanoArco di Settimio Severo
    • Base dei Decennalia
  • Rostra
  • Colonna Menia
  • Colonna rostrata di Gaio Duilio
  • Umbilicus Urbis
  • Miliario aureo
  • Volcanal
  • Tempio di Saturno
  • Arco di Tiberio
  • Portico degli Dei Consenti
  • Tempio di Vespasiano e Tito
  • Tempio della Concordia
  • Basilica Opimia
  • Carcere Tulliano o Mamertino
  • Colonna di Foca
  • Lacus Curtius
  • Cavità della statua equestre di Domiziano
  • Basilica Giulia
  • Tempio di Augusto
  • Tempio dei Castori
  • Fonte di Giuturna
  • Statio aquarum (ufficio degli acquedotti)
  • Oratorio dei Quaranta Martiri
  • Gruppo di edifici domizianei nel Foro Romano
  • Chiesa di Santa Maria Antiqua
  • Horrea Agrippiana
  • Tempio del Divo Giulio
  • Arco di Augusto
  • Regia
  • Arco di Gaio e Lucio Cesari
  • Fornix Fabianus
  • Tempio di Vesta
  • Casa delle Vestali
  • Tempio di Antonino e Faustina
  • Necropoli del tempio di Antonino Pio e Faustina (Sepolcreto arcaico)
  • "Carcere" repubblicano (non c'è prova che si trattasse di un carcere)
  • Sacra via summa
  • Tempio del Divo Romolo
  • Portico medievale
  • Horrea piperiana
  • Basilica di Massenzio e Costantino
  • Arco di Tito
  • Tempio di Venere e Roma
  • Tracce di una casa repubblicana
  • Antiquarium del Foro
  • Cloaca Massima (il primo tratto si sviluppava nella zona compresa fra la basilica Emilia e la Giulia)

 

La pavimentazione

La prima pavimentazione del Foro romano risale al primo periodo etrusco, databile verso la fine del VII secolo a.C. In seguito la piazza venne lastricata più volte nell'epoca repubblicana e in più punti sono state trovate tracce di questo stadio.

Il pavimento attualmente visibile risale a una data vicina al 12 a.C. e ciò è stato provato grazie all'iscrizione a grandi caratteri ancora visibile (sebbene in parte frutto di restauri) presso la colonna di Foca e che si leggeva anche in un rilievo oggi ai Musei Capitolini. Vi è citato L. Naevius L. f. Surdinus pr., un personaggio che era incaricato di dirimere i giudizi tra Romani e stranieri vissuto appunto in tale data. Il significato da dare all'iscrizione è infatti quello di tributare il finanziatore del rifacimento della pavimentazione, come avviene anche in altri casi di colonie romane (Terracina, Sepino, Velleia, ecc.). La nuova sistemazione dovette essere resa necessaria dopo l'incendio che, sempre nel 12 a.C., distrusse gran parte del Foro, compresa la basilica Emilia, la basilica Giulia, il tempio di Vesta e quello dei Càstori.

Tra i Rostri e il Lacus Curtius si possono notare ampie tracce della pavimentazione precedente, di epoca cesariana; qui è inoltre possibile vedere dei fori che danno accesso a una serie di gallerie che si estendono sotto tutto il Foro, opera anche questa di epoca cesariana. Poiché durante gli scavi vennero alla luce resti di attrezzature lignee di montacarichi, ciò venne messo in relazione con l'uso del Foro per spettacoli di gladiatori effettuati in epoca repubblicana. Le aperture vennero chiuse dalla pavimentazione di Surdinus e proprio in quegli anni veniva costruito il primo anfiteatro stabile nel Campo Marzio (l'anfiteatro di Statilio Tauro).

La colonna di Foca, ultimo monumento a venire eretto nella piazza del Foro, ci conferma come nel 608 d.C. il livello del calpestio fosse ancora quello dell'età augustea.

Davanti ai Rostri si trova una zona quadrata non pavimentata: qui si trovavano gli alberi simbolici del fico, l'olivo e la vite, ripiantati in epoca recente. Qui poteva trovarsi anche la statua di Marsia, rappresentata al centro del Foro nei rilievi traianei dentro la Curia Iulia.

Un'area trapezoidale vicino all'iscrizione di Surdunus ha una pavimentazione a livello più basso, che corrisponde a quella di epoca cesariana e, in alcuni punti, lascia intravedere quella ancora più antica in blocchi di tufo. Qui, verso est, un dodecagono in cappellaccio (tufo friabile) sorregge un basamento circolare, con un'apertura al centro, che doveva essere un pozzo, molto probabilmente il Lacus Curtius.

 

 

Descrizione storica dettagliata

Origini 

La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Secondo lo storico Tacito la piana del Foro come pure il vicino colle del Campidoglio furono aggiunti alla Roma quadrata (Palatino) di Romolo da Tito Tazio.

Tito Livio e altri autori antichi raccontano che, poco dopo la fondazione di Roma, fu combattuta nell'area del futuro foro romano una grande battaglia tra Romani e Sabini: la Battaglia del lago Curzio. Causa dello scontro fu il tradimento della vergine vestale, Tarpeia, figlia del comandante della vicina rocca romana Spurio Tarpeio, la quale, corrotta con dell'oro da Tito Tazio, fece entrare nella cittadella fortificata sul Campidoglio un drappello di armati con l'inganno. L'occupazione dei Sabini della rocca, portò i due eserciti a schierarsi ai piedi dei due colli (Palatino e Campidoglio, proprio dove più tardi sarebbe sorto il foro romano), mentre i capi di entrambi gli schieramenti incitavano i propri soldati alla lotta: Mezio Curzio per i Sabini e Ostio Ostilio per i Romani. Il campo di battaglia era circondato da molte colline, non offrendo alle due armate vie di fuga sufficienti o limitate zone per inseguire il nemico "in rotta".

Si racconta che nel corso della battaglia, Romolo, vedendo i suoi indietreggiare, invocò Giove e gli promise in caso di vittoria un tempio a lui dedicato (nei pressi del foro romano);  quindi si lanciò nel mezzo della battaglia riuscendo a contrattaccare fino ai luoghi dove, pochi anni più tardi, sarebbero sorti la cosiddetta Regia e il tempio di Vesta.

Fu in questo momento che le donne sabine, che erano state rapite in precedenza dai Romani, si lanciarono sotto una pioggia di proiettili tra le opposte fazioni per dividere i contendenti e placarne la collera.

« Da una parte supplicavano i mariti (i Romani) e dall'altra i padri (i Sabini). Li pregavano di non commettere un crimine orribile, macchiandosi del sangue di un suocero o di un genero e di evitare di macchiarsi di parricidio verso i figli che avrebbero partorito, figli per gli uni e nipoti per altri. »

(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 13.)

Con questo gesto entrambi gli schieramenti si convinsero a stipulare un trattato di pace, varando l'unione tra i due popoli, associando i due regni e trasferendo il potere decisionale a Roma, mentre il vicino lago nei pressi dell'attuale foro romano, fu chiamato in ricordo di quella battaglia e del comandante sabino scampato alla morte (Mezio Curzio), Lacus Curtius.

Il Foro Romano: da sinistra il Tempio di Vespasiano, l'arco di Settimio Severo e il Tempio di Saturno. Più a destra lo spiazzo della Basilica Giulia davanti alle tre colonne del Tempio dei Dioscuri e il colle Palatino.

Solamente verso il 600 a.C., a opera del re etrusco Tarquinio Prisco, la valle venne drenata con la costruzione della Cloaca Massima e ricevette una pavimentazione in tufo; la piazza di forma rettangolare nacque come luogo di mercato oltre che per lo svolgimento della vita politica e giudiziaria, in un punto centrale della città verso cui convergevano molte importanti strade, la più importante delle quali era la Via Sacra, che correva dalle pendici del Campidoglio fino all'Arco di Tito.

 

Periodo regio 

Alla seconda metà del VI secolo a.C. appartengono i monumenti arcaici del Comizio, la più antica sede dell'attività politica di Roma. Il Comizio costituiva uno spazio ritualmente orientato secondo i punti cardinali. Nei pressi di questo complesso, un'area pavimentata in pietra scura, il Lapis niger, era secondo la leggenda legata al luogo della morte di Romolo: qui è stata rinvenuta la più antica iscrizione latina conosciuta. Sul lato a ovest del Comizio verso le pendici del Campidoglio, in prossimità del cosiddetto Umbilicus Urbis, si trovava il Volcanale, un antichissimo santuario dedicato al dio Vulcano, fondato secondo la leggenda da Tito Tazio.

Sempre al VI secolo risalirebbero la Regia, il luogo in cui il Rex sacrorum e il pontefice massimo esercitavano la loro funzione sacrale, la Curia detta Hostilia (costruita secondo la tradizione dal re Tullo Ostilio), il tempio di Vesta a pianta circolare e altri importanti santuari. I resti attualmente visibili di questi edifici, appartengono però tutti a delle ricostruzioni successive.

 

Periodo repubblicano 

Agli inizi del V secolo a.C. sono da ricondurre l'inaugurazione del tempio di Saturno, con l'annessa sede dell'erario (il tesoro di Roma), e il tempio dei Càstori (484), dedicato ai Dioscuri, Castore e Polluce. Sempre nel V secolo (445) avvenne la consacrazione del Lacus Curtius a opera del Console Gaio Curzio Filone.

Nel IV secolo a.C. fu costruito, sul lato verso il Campidoglio, il tempio della Concordia, in occasione dell'accordo tra patriziato e plebe, e la tribuna del Comizio fu abbellita con i Rostra, i rostri delle navi catturate alla flotta della città di Anzio (Antium).

Una rinnovata spinta edilizia trasformò il Foro a partire dal II secolo a.C.: Silla regolarizzò lo sfondo verso il Campidoglio costruendo sul colle il Tabularium e intorno alla piazza si ebbe la costruzione delle quattro basiliche, destinate all'amministrazione della giustizia e allo svolgimento degli affari (Porcia, Emilia, Sempronia, Opimia); delle quattro basiliche la Basilica Emilia è giunta fino a noi attraverso numerosi rifacimenti, mentre la Porcia e la Sempronia furono sostituite dalla Basilica Giulia, costruita per ordine di Cesare e terminata sotto Augusto. Inoltre sotto Cesare si ebbe un radicale spostamento della Curia Giulia, che al posto dell'antico rituale orientamento secondo i punti cardinali, venne orientata secondo gli assi del contiguo Foro di Cesare. Contemporaneamente la tribuna dei Rostra venne spostata verso il Campidoglio.

 

Periodo imperiale 

La sistemazione definitiva dei Fori, avviata da Cesare, venne completata sotto Augusto: la piazza assunse una maggiore regolarità con la costruzione delle due grandi basiliche (Emilia e Giulia) sui lati lunghi, i nuovi Rostra sul lato della piazza in direzione del Campidoglio e il nuovo tempio del Divo Giulio, dedicato nel 29 a.C. da Augusto dopo la morte e la divinizzazione di Cesare. Il lato breve a sud-ovest del Foro si trovò a essere sistemato col tempio del Divo Giulio incorniciato dall'arco partico di Augusto e dal portichetto dell'Arco di Gaio e Lucio Cesari, escludendo alla vista i venerandi monumenti della Regia e del tempio di Vesta. Questa scelta va inquadrata nel periodo "cesariano" della politica di Augusto, prima della più prudente fase della restaurazione conservatrice.

A questa nuova fase edilizia imperiale sono da ricondurre anche le ricostruzioni dei templi della Concordia, rifatto da Tiberio nel 10 a.C. quasi a voler cancellare i segni della passata stagione delle guerre civili, e dei Castori (7 a.C.), di dimensioni grandiose e da mettere in relazioni coi fratelli Tiberio e Druso in parallelo coi mitici fratelli Dioscuri. Al 2 d.C. risale l'iscrizione dedicatoria per Lucio Cesare, figlio ed erede designato di Augusto, posta a un'estremità della Basilica Emilia: i portici antistanti la basilica stessa erano infatti stati dedicati a Lucio e al fratello Gaio Cesare.

Alla fine la piazza ricostruita traboccava di edifici legati, nel nome o nella simbologia o nel sovvenzionamento dei restauri, alla Gens Iulia.

Di epoca flavia è la costruzione del Tempio di Vespasiano, vicino a quello della Concordia. Al di fuori dell'area del Foro propriamente detta fu contemporaneamente edificato l'arco di Tito, sulla Via Sacra verso la Velia, probabilmente voluto da Domiziano, Nella stessa area, davanti alla successiva basilica di Massenzio sono gli Horrea Vespasiani, i magazzini voluti dall'imperatore Vespasiano, di cui rimangono solo alcuni resti.

Del II secolo sono le costruzioni del Tempio di Antonino e Faustina, poi inglobato dalla chiesa di San Lorenzo in Miranda. Il Tempio di Venere e Roma, costruito da Adriano, si affaccia verso la valle del Colosseo.

 

Colonna di Foca

Agli inizi del III secolo fu eretto sul percorso della via Sacra l'arco di Settimio Severo.

Sotto Diocleziano ai numerosi monumenti che allora dovevano ingombrare l'area della piazza, si aggiunsero cinque colonne su alti basamenti in muratura, che dovevano celebrare la Tetrarchia. Nel IV secolo fu costruita la basilica di Massenzio, terminata da Costantino I. Sotto Massenzio venne riadattato un ingresso rotondo per il Tempio della Pace, che doveva già essere in via di abbandono, per farne il tempio del Divo Romolo, dedicato al figlio, Valerio Romolo, morto prematuramente. A seguito della sconfitta dell'usurpatore Magnenzio (352), il praefectus urbi Nerazio Cereale dedicò una statua all'imperatore Costanzo II, la cui base è ancor oggi visibile a fianco dell'arco di Settimio Severo, in direzione della Curia.

Di epoca flavia, ma restaurato nel 367, è il portico degli Dei Consenti, a ridosso del Campidoglio, interessante testimonianza dell'ultimo paganesimo insieme all'ultima ricostruzione del tempio di Saturno.

Nel V secolo la facciata dei Rostra fu prolungata verso nord-est: la parte nuova venne costruita in mattoni assai rozzamente, e anche questa ornata di rostra, per fissare i quali furono praticati dei buchi ancora osservabili. Una epigrafe, su di una sola riga, riporta la costruzione da parte del praefectus urbi, Giunio Valentino, sotto gli imperatori Leone I e Antemio (circa 470), in occasione di una vittoria navale contro i Vandali, da cui la struttura prende il nome di Rostri vandalici.

Al 608 risale l'ultimo monumento eretto nei Fori: si tratta della Colonna di Foca, posta per ordine del Senato romano allo scopo di onorare l'imperatore Foca.

 

Periodo medievale e moderno

Durante il Medioevo, benché la memoria del Foro persistesse, i suoi monumenti caddero per lo più in rovina, decretando la cancellazione di ogni esatto ricordo topografico, o riadoperati per nuove costruzioni (l'arco di Tito e quello di Settimio Severo sono giunti fino a noi in buone condizioni in quanto furono inglobati in fortificazioni medioevali, benché il primo fu pesantemente ristrutturato nel XIX secolo).

Il foro si andò lentamente interrando e durante il Medioevo, utilizzato come pascolo per gli animali domestici e come terreno seminativo, prese il nome di "Campo Vaccino", tra il Campidoglio e il Colosseo, dove emergevano alcune rovine. Lo scempio più emblematico si ebbe però nel Rinascimento: papa Giulio II (1503-1513) decise di sfruttare tutta la zona come cava di materiali da riutilizzare, molto spesso dopo averli trasformati in calce, nel progetto di rinnovamento edilizio e artistico della città da lui stesso avviato. Secondo i racconti di testimoni oculari come Pirro Ligorio, la distruzione dei monumenti fu rapidissima: a volte bastava un solo mese per demolire edifici quasi integri e a nulla valsero le proteste di Raffaello o le riserve espresse da Michelangelo. Nel tempio di Antonino e Faustina che rischiò come tutto il resto di essere completamente smantellato furono asportate le lastre marmoree che lo rivestivano; nella parte alta delle colonne, sono ancora oggi visibili i segni lasciati dalle corde nel tentativo di farle crollare.

Durante la visita a Roma di Carlo V, nell'aprile del 1536, si volle offrire al sovrano un ingresso trionfale, facendo passare lui e il suo seguito attraverso il Foro Romano, in buona parte interrato. Il tracciato reale della via Sacra era tuttavia allora sconosciuto e il percorso scelto per il corteo, un tracciato rettilineo tra l'arco di Tito e l'arco di Settimio Severo, non corrispondeva affatto al percorso antico della via.

Il Foro fu riscoperto a partire dal XVI secolo nell'area, ancora conosciuta a quel tempo come Campo Vaccino. Nei secoli successivi furono intraprese varie campagne di scavo, ma l'area fu completamente scavata agli inizi del XX secolo.

Negli anni 1980, per la prosecuzione delle campagne di scavo, fu eliminata la via della Consolazione, che passava tra le pendici del Campidoglio e il tempio di Saturno.

Nel 2012, verranno installate le illuminazioni per consentire ai turisti di visitare il sito anche la sera.

 

Fonti:

http://www.okpedia.it/foro-romano

http://aburbecond.blogspot.it/

http://www.bellaitalia-vacanza.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Foro_Romano